Editoriali
10/06/2010

Il lavoro dei campi, di Carlo Lusenti

Dirigenza Medica n. 6/2007

Ogni anno si ricomincia nello stesso modo, si riprende il normale ritmo del lavoro dopo l'estate, riannodando i fili delle cose sospese. Con un po'più di energia e di fiducia. Che durano poco nel frullatore del giorno per giorno. C'è una sorta di ciclica stagionalità anche nel lavoro sindacale: dove eravamo rimasti? Il 4 maggio abbiamo scioperato per quattro obiettivi:
1) garanzia del diritto a svolgere la libera professione: la legge approvata non ci piace per ragioni tecniche e di merito più volte affermate,molto meglio era il testo approvato dal Governo e poi stravolto nell'iter parlamentare, ma ci dà una boccata d'ossigeno e lega ogni scelta futura alla contrattazione regionale. Faremo di tutto per evitare i rischi di una norma contorta e contraddittoria e utilizzare le possibilità delle parti più ragionevoli e realiste.
2) Bonifica del precariato medico negli ospedali: qualcosa si muove a livello regionale (alcune leggi e accordi) ma è necessario che interven-ga una accordo nazionale che estenda le migliori pratiche regionali. Continueremo a sollecitare i ministeri interessati (salute, lavoro,pubblico impiego) per giungere ad una soluzione tecnica di un problema su cui sino ad ora si sono manifestate chiare ma inefficaci volontà politiche.
3) Contratto: il comitato di settore ha approvato l'atto di indirizzo. Contiene una parte di affermazioni generiche, una dose di utili proposte e una coda, i bene informati dicono proprio uscita dalla coda del percorso di definizione del documento da parte del comitato di settore, di veleni che non potranno mai essere ricompresi nel testo di un contratto siglato dall'Anaao, sui quali l'associazione ha assunto una posizione chiara e univoca. Condizione necessaria ma non sufficiente per il contratto è vedere riconosciute dalla legge finanziaria le risorse aggiuntive necessarie alla rivalutazione dell'indennità di esclusività. Della proposta che in tal senso aveva formulato il ministero della Salute alle organizzazioni sindacali della dirigenza medica non vi è traccia nel testo che il Governo ha presentato. Non ci diamo per vinti: il percorso parlamentare di approvazione della legge di bilancio non sarà facile, ma utilizzeremo tutte le occasioni, e realizzeremo tutte le iniziative, per rivendicare la necessaria rivalutazione di una indennità che riconosce il continuo ed esclusivo impegno dei medici ospedalieri.
4) Previdenza integrativa: molti passi avanti sono stati compiuti durante l'estate ed è verosimile, oltre che auspicabile, che a breve si possa sottoscrivere un accordo di fondazione di un istituto previdenziale necessario e vantaggioso per la parte più giovane, e in difficoltà,della categoria.

Naturalmente c'è dell'altro: dal mancato rispetto e della tardiva e distorta applicazione del contratto vigente ai piani di rientro dai deficit regio-nali fatti contro i medici. Dalla commissione del ministero del Lavoro sui lavori usuranti, che opera in modo carbonaro e poco sensibile alle oggettive istanze di una professione da sempre esposta a molteplici fattori di rischio, alla riforma della governance delle aziende sanitarie affidata ad una legge dall'incerto futuro. Con tutti questi temi ci confronteremo, e a tutte queste questioni cercheremo di dare risposta, con l'impegno di sempre. Ma con quale metodo?Il modo, che nell'azione politica e sindacale è parte della sostanza e non solo secondario aspetto formale, è per la nostra associazione scontato e tradizionale, fatto di competenza tecnica, oggettiva valutazione dei fatti, forte autonomia, capacità di proposta, senso di responsabilità, non solo professionale ma anche civile.

In buona sostanza non ci muoviamo sulla base di pregiudizi, positivi o negativi, non agiamo con fini strumentali, non ci prestiamo a fare i terzisti di mandanti più o meno occulti, perseguiamo solo e soltanto le legittime istanze della categoria, in modo traspa-rente e consapevoli delle compatibilità generali del servizio sanitario e del paese. Dissodare, arare, seminare, coltivare, raccogliere e ripartire. Nell'antica e onesta sapienza del lavoro dei campi sta l'unico metodo che produce risultati veri e duraturi. Nella fatica quotidiana di chi sa che il lavoro non ha scorciatoie e furbizie, e tantomeno tollera alla lunga comportamenti opportunistici e velleitari. Naturalmente se il nostro metodo si applica a precisi campi non si può trascurare che questi sono abitati anche da altri onesti lavoratori, che però utilizzano metodi radicalmente diversi. Da un lato c'è chi prende ogni terreno per un campo di battaglia: non contano i fini, gli obiettivi e i risultati, tutto è strumentale all'appagamento di un belluino istinto guerriero che vede ovunque nemici e guerre da combattere, senza curarsi dei danni che siproducono (fuori di metafora alla categoria), pensando solo all'affermazione onanistica della propria (supposta) durezza e purezza. Tra questi alcuni rispondono solo all'istinto, altri, più pericolosi, operano perché dopo le guerre e sulle macerie un nuovo e diverso potere si affermi. Aspirazione legittima ma non a spese di una categoria che vorrebbe soluzioni concrete a problemi veri, piuttosto che l'agone della politica combattuta sotto mentite spoglie. Dall'altro lato una popolazione preda di una condizione di antica subalternità: la mezzadria. Lavorare per un padrone che ti dice cosa puoi e devi fare, senza autonomia, costretti a sottomettere le necessità della propria famiglia (fuori di metafora la categoria) ai fini prioritari di chi ha il potere di affermare la propria volontà.

Come vedete il metodo è sostanza. C'è un metodo che cerca, faticosamente e concretamente, di ottenere risultati. Che basa solo su questi la sua legittimazione e che dagli stessi riprende forza e capacità d'iniziativa.
C'è un altro metodo che, con varie forme e diversi modi, è funzionale a fini diversi:personali, politici, di obbedienza, di vanità personale. Quello che è necessario sapere è che il secondo confligge con il primo, rende più difficile(ed a volte impossibile) raggiungere obiettivi che altrimenti sarebbero conseguiti, complica e acuisce i problemi, rende più faticoso il lavoro di costruzione, peggiora il clima,avvelena i pozzi, impedisce (mentre afferma di voler aiutare) il meritato e giusto raccolto. Le prossime settimane ci diranno se nei nostri campi il lavoro serio e costante continua a dare buoni frutti, nonostante le difficoltà del clima e dei vicini, naturalmente fuori di metafora.

Carlo Lusenti

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