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27/08/2019

IL FOGLIO: "Neolaureati, proteste ma niente buon senso". ANAAO: "Caro Direttore, il nostro buon senso viene da lontano".

La risposta del Segretario Anaao Carlo Palermo alle accuse contenute in un editoriale de IL FOGLIO di contrastare l'iniziativa del Veneto senza aver messo in campo proposte alternative per risolvere la carenza degli specialisti.

IL FOGLIO
Meglio trovare un medico che nessuno. Il Veneto chiama in corsia i non specializzati. Proteste, ma niente buon senso

La decisione della giunta regionale veneta di indire un concorso per laureati in Medicina non abilitati per inserirli, dopo un periodo di formazione e addestramento, nelle strutture sanitarie, ha provocato una gragnuola di proteste e anche di denunce da parte delle organizzazioni professionali.
Si teme che giovani medici laureati e abilitati, ma non specializzati, abbassino il livello delle cure e persino la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.
Sarà vero, ma il buon senso suggerisce che quando ci si trova ad aver bisogno di un medico è meglio trovarne uno non specializzato che nessuno. Sarà un ragionamento semplicistico, ma quelli delle associazioni di categoria sono assai più articolati ma meno convincenti. In Italia mancano 56 mila medici, in Veneto 1.300, non ci sono gli specializzati in numero sufficiente a coprire i vuoti che si sono creati nelle corsie e nei pronti soccorsi. E’ una situazione di emergenza che va affrontata, nell’immediato, anche con soluzioni straordinarie, mentre si cerca di porre rimedio alle cause strutturali che risiedono nella scarsità delle facoltà di Medicina e nella lentezza delle procedure di specializzazione e di immissione nei ruoli. L’Italia è la patria delle emergenze permanenti:
per far lavorare l’Ilva si è dovuto esentare il management da norme persino penali, per ricostruire il ponte di Genova si è dovuto derogare da decine di norme. Ora per offrire un minimo di assistenza sanitaria bisogna scavalcare meccanismi restrittivi che, nati per assicurare le qualità del servizio, ora rischiano di strozzarlo. L’emergenza medica, peraltro, era prevista da tempo, ma non si è fatto nulla, nemmeno da parte degli ordini professionali, per chiedere alle autorità, a cominciare dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, di provvedere. Ora che qualcuno (non solo il Veneto, ma in forme diverse anche la Toscana e il Molise) cercatdi metterci una pezza, si protesta. Se insieme alla protesta ci fosse una proposta alternativa, sarebbe meglio. Invece si chiede solo di attivare l’ennesimo tavolo. Ma l’emergenza è oggi e i malati hanno bisogno di cure ora e il buon senso è anche buona politica.

LA RISPOSTA ANAAO ASSOMED

Gentile Direttore,
nell’editoriale dal titolo “Meglio trovare un medico che nessuno” pubblicato sull’edizione de Il Foglio di giovedi 22 agosto 2019, è stata criticata la posizione delle Organizzazioni professionali e sindacali dei medici che hanno espresso la loro ferma opposizione alla delibera della Regione Veneto mirante ad assumere, con rapporto di lavoro autonomo, neo laureati abilitati sprovvisti di specializzazione.
Innanzitutto, partiamo da dati precisi. In Italia non mancano 56 mila medici specialisti dipendenti del SSN, di questa categoria stiamo discutendo, ma 8 mila, a causa del blocco del turn over che ha falcidiato gli organici nel periodo 2009- 2017, specie nelle Regioni in piano di rientro, come riportato dal Conto Annuale dello Stato. E ne mancheranno altri 16 mila entro il 2025, a causa della scriteriata programmazione dei fabbisogni di specialisti degli ultimi 10 anni,che non garantisce una disponibilità atta a compensare le uscite per pensionamento (oltre 50 mila nei prossimi 6 anni), favorite anche dalla “Quota 100”.
Se vogliamo parlare del che fare, poi, l’accusa lanciata alle Organizzazioni professionali di aver trascurato il problema è ingenerosa. Il primo allarme l’Anaao Assomed lo ha lanciato esattamente nel 2011 (articolo di E. Reginato e C. Palermo su “Il Sole 24 Ore Sanità”, ottobre 2011) ma non è certo colpa nostra se solo ora i politici, e i media, hanno colto la gravità del fenomeno, perché la realtà, con la sua durezza, si è preoccupata di chiarirne la portata. Nè in questi anni sono mancate le nostre proposte, alcune delle quali recepite dal Ministro Grillo:
1) incremento dei contratti di formazione post lauream, passati negli ultimi 2 anni da 6 mila a 8 mila ma ancora lontani dai 12 mila necessari, almeno per i prossimi tre anni;
2) attivazione immediata dei concorsi a tempo indeterminato, anche nelle Regioni in piano di rientro, favorendo la assunzione degli specializzandi del 4° e 5° anno, come prevede il decreto legge “Calabria”;
3) riforma del sistema di formazione post lauream, per potere assumere fin dal primo anno i neolaureati con un vero contratto di lavoro ai fini formativi, per tutelarli sotto il profilo previdenziale ed assicurativo, ed inserirli nella rete degli Ospedali del SSN (Ospedali di Insegnamento o, meglio, di Apprendimento);
4) miglioramento delle condizioni di lavoro ed incremento dei livelli stipendiali , per rendere più attrattivo il lavoro ospedaliero, che oramai nessuno vuole più svolgere per la gravosità e il rischio connesso e la concorrenza della sanità privata e convenzionata.
In sanità, per definizione, i problemi sono complessi ma le soluzioni semplici. Peccato che in genere siano sbagliate.
Il Veneto, di fatto, persegue un modello di sanità low cost, avendo già in passato ridotto le proprie dotazioni organiche fino al punto di determinare una carenza di 1300 medici, non certo dovuta ad una epidemia quanto ad una precisa scelta strategica. E mira a differenziare su base regionale perfino la formazione post lauream e lo stato giuridico dei medici dipendenti pubblici, facendo saltare alcuni di quei fili verticali che garantiscono l’unitarietà di un Servizio Sanitario Nazionale. Una scelta scellerata perché non tiene conto del contesto europeo, in cui si prospetta una richiesta di circa 230 mila medici entro i prossimi 5 anni con i singoli Paesi che cominciano a contenderseli con stipendi superiori del doppio a quelli erogati in Italia, e del rischio di assestare un colpo mortale alla più grande infrastruttura civile e sociale costruita in Italia 40 anni fa, quella che garantisce il diritto di accesso a cure di qualità a tutti i cittadini italiani, a prescindere dal luogo di residenza e dal reddito.
Carlo Palermo
Segretario Nazionale Anaao Assomed

 

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